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Morfologia & terminologia

In questo articolo parliamo di :

ALTERAZIONE DELL'HABITATALTERAZIONE DELLA PORTATA IDRICAAPPARATO DIGERENTECLASSIFICAZIONE DEI SALMONIDI ITALIANICOLORE E CROMATOFORI - ETA' DEI PESCI - I BARBIGLII PROBLEMI DEI PESCII SENSI: FINESTRE SUL MONDOIBERNAZIONEIBRIDAZIONEIL CANNIBALISMOIL DIMORFISMO SESSUALEIL MUCO PROTETTIVOIL RUOLO DEI PESCATORIIL SISTEMA RESPIRATORIOIMMISSIONE DI PESCI NON AUTOCTONIINQUINAMENTO ORGANICO E CHIMICOITTIOFAUNA DEL TRENTINOL'ETEROTERMIALA CARTA ITTICALA COMPETIZIONE ALIMENTARELA DENTATURA DEI PREDATORILA FORMA DEL CORPO DEI PESCILA LINEA LATERALELA MORFOLOGIA DELLA BOCCALA MORFOLOGIA DELLA CODALA MUSCOLATURALA PESCALA RESPIRAZIONELA RIPRODUZIONELA RIPRODUZIONE ARTIFICIALELA VESCICA GASSOSALA VISTA NEI PESCILA VITA DEI PESCILE SCAGLIELE STRATEGIE DI GRUPPOL'ETA' DEI PESCILO PSEUDO NANISMOLO SCHELETROMORFOLOGIA DELLA BOCCAORGANIZZAZIONEPESCI AUTOCTONI E PESCI ALLOCTONI 


 

ALTERAZIONE DELL'HABITAT

L'esasperata tendenza a modificare le rive dei fiumi e dei laghi ha ridotto molti di essi a uno stato di degrado acutissimo. I fini di sicurezza idraulica, di espansione delle attività produttive e ricreative, hanno sempre prevalso sulla conservazione dell'habitat. Non di rado sfugge il significato degli interventi: "perle" in questo senso sono alcuni laghetti interamente circondati da fasce di ghiaia o qualche vecchia roggia di fondovalle, che oggi scorre in una tetra tomba di cemento. La rettificazione, la canalizzazione e l'alterazione delle rive privano le nostre rive di microhabitat importantissimi, spezzando l'indispensabile legame ecologico con l'ambiente terrestre. Basti pensare alla distruzione dei canneti, che sono invece i preziosi filtri naturali dei laghi. Tutti questi interventi impoveriscono le comunità acquatiche, pesci compresi, ma si ritorcono anche contro l'uomo, perché a causa loro l'inquinamento aumenta.
Le briglie e le dighe sono ostacoli spesso insormontabili per i pesci e compartimentano per sempre il corso d'acqua. Molti pesci che per deporre risalivano il fiume e i torrenti ora non lo possono più fare.
È evidente che la sicurezza del territorio necessita anche di interventi sui torrenti e sui fiumi, ma ciò va fatto rispettando il più possibile questi delicati ecosistemi. Nel futuro dovranno affermarsi sempre più, nel limite delle possibilità tecniche, gli interventi di ingegneria naturalistica, molto utilizzati all'estero. Invece, per gli errori commessi in passato, si può anche tornare indietro. Le tecniche di rinaturalizzazione consentono di liberare fiumi e laghi dal giogo delle rive artificiali, restituendo loro l'aspetto e le funzioni originarie. Per ridurre gli effetti negativi di briglie e dighe è possibile realizzare i passaggi per i pesci, chiamati anche scale di rimonta, che favoriscono le migrazioni.

 

ALTERAZIONE DELLA PORTATA IDRICA 

La portata di moltissimi corsi d'acqua viene artificialmente diminuita dai prelievi a scopo idroelettrico e per utilizzo agricolo. Ogni tanto, per incidenti o motivi tecnici, l'alveo resta asciutto decretando la morte di tutta l'ittiofauna, che riuscirà a riformarsi solo dopo anni. Ma anche in situazioni normali la riduzione della portata rappresenta un grosso problema perché restringe lo spazio vitale disponibile per gli organismi acquatici, pesci compresi. Inoltre, e questo è ancora peggio, la poca acqua non riesce a diluire le sostanze inquinanti che si concentrano con gli effetti sopra descritti.
Infine, l'acqua si riscalda di più impoverendosi di ossigeno. Le repentine variazioni di livello dei corsi d'acqua e dei laghi impediscono di fatto agli organismi di popolare la zona soggetta ad escursione; le uova qui deposte sono condannate a morte certa.
Se è vero che le attività produttive sono importanti, è altrettanto vero che queste non devono condurre al progressivo degrado dell'ambiente. Come sempre, se c'è la volontà è possibile trovare buoni compromessi. Ne è un esempio l'applicazione nelle nostre acque, a partire dal 2000, dei cosiddetti "rilasci di rispetto ambientale"; si tratta di un minimo che dovrebbe garantire la sopravvivenza dell'ecosistema. Razioni di sopravvivenza, quindi, non certo pasti abbondanti.

 

APPARATO DIGERENTE

L'apparato digerente nei pesci di acqua dolce è molto diversificato in funzione del regime alimentare. In generale all'esofago segue il grosso stomaco dilatabile capace di produrre acidi molto forti (carnivori) oppure un semplice condotto tubiforme molto lungo adatto alla prima digestione dei cibi vegetali (erbivori). L'intestino è molto lungo nei pesci erbivori a causa dei complessi processi di scissione e assorbimento delle sostanze vegetali che avvengono attraverso la sua mucosa, mentre è più breve nei carnivori a causa della dieta essenzialmente proteica. A questo tratto del tubo digerente sono annessi il fegato e il pancreas che producono, insieme alle ghiandole della mucosa gastrica e intestinale, sostanze (enzimi) capaci di scindere le molecole complesse. L'intestino termina nel retto che sbocca all'esterno tramite l'apertura anale.

 

CLASSIFICAZIONE DEI SALMONIDI ITALIANI

La famiglia dei Salmonidi, appartenente all'ordine dei Salmoniformi, è rappresentata nelle acque italiane dai due generi autoctoni SALMO (le Trote) e SALVELINUS (il Salmerino).
Date le difficoltà tassonomiche e la situazione dei Salmonidi italiani confusa da continue immissioni, è stato recentemente proposto un nuovo quadro sistematico così composto:
Superspecie Salmo [trutta] Semispecie S. [t.] trutta (T. fario - solo parzialmente autoctona)
Semispecie S. [t.] marmoratus ( T. marmorata - endemica)
Semispecie S. [t.] macrostigma (T. sarda - endemica)

Specie Salmo carpio ( Carpione del Garda- endemica)
Specie Salvelinus alpinus ( Salmerino alpino- autoctona)
Specie Salvelinus fontinalis (Salmerino di fontana - alloctona)
Specie Oncorhyncus mykiss (T. iridea - alloctona)

 

COLORE E CROMATOFORI

Nella maggior parte dei pesci il dorso è assai più scuro del ventre, una caratteristica che serve a rendere l'animale meno visibile. Infatti visto dall'alto il dorso si confonde con l'oscurità del fondale, mentre dal basso il ventre si uniforma con il chiarore del cielo. Le macchie, le marmoreggiature e le striature di alcuni pesci li rendono incredibilmente mimetici; inoltre ne "rompono" la sagoma dal punto di vista ottico, confondendo gli animali con lo sfondo. Altre volte i colori non servono a nascondersi, bensì a farsi notare; basti pensare alle vivaci colorazioni rossastre dei maschi in amore di Salmerino alpino, Sanguinerola e Spinarello.
L'aspetto più curioso del colore dei pesci è che esso può cambiare in brevissimo tempo: giorni, ore ma a volte pochi minuti. Questo fenomeno è determinato dai cromatofori, che sono le cellule responsabili della colorazione, situate nello strato profondo della pelle. Ci sono cromatofori contenenti pigmento bruno-nero, altri giallo e altri ancora rosso.
Ogni cromatoforo può disperdere i propri granuli di pigmento in tutta la massa cellulare, evidenziando il rispettivo colore, o concentrarli in un solo punto, nascondendolo; in questo modo l'uno o l'altro colore può predominare.

 

ETA' DEI PESCI

I pesci, essendo animali "a sangue freddo", d'inverno e nei periodi freddi subiscono un rallentamento della crescita corporea non possedendo i sofisticati sistemi di termoregolazione interna propri degli animali "a sangue caldo". In particolare durante il periodo riproduttivo o nelle fasi di ibernazione lo sviluppo di molti tessuti si riduce drasticamente per riprendere a pieno ritmo soltanto al ristabilirsi delle condizioni favorevoli. Dunque analizzando certe componenti anatomiche dei pesci quali le vertebre, gli otoliti o le scaglie, è possibile osservare gli effetti della crescita stagionale differenziale dei tessuti determinando con precisione l'età degli esemplari studiati.

 

I BARBIGLI

Alcuni pesci d'acqua dolce tra cui diversi Ciprinidi, i Cobitidi, la Bottatrice, il Siluro d'Europa e il Pesce gatto sono dotati di particolari organi tattili e gustativi - i barbigli - disposti intorno alla bocca. Si tratta di appendici con cui il pesce può assaggiare la consistenza e il gusto di ciò che si trova immediatamente davanti potendo così individuare, ad esempio, sostanze commestibili o repellenti. Le papille sensitive addensate sui barbigli possono essere stimolate anche da sostanze disciolte in quantità infinitesimali nel mezzo liquido. Il loro significato principale, tuttavia, è quello di riconoscere il cibo durante le fasi di alimentazione.

 

I PROBLEMI DEI PESCI

Occhio non vede, cuore non duole. La rarefazione delle specie delicate e pregiate sfugge ai più; i pesci morti nei laghi e nei fiumi si vedono poco e spariscono in fretta; comunque, un pesce a pancia in su non ha mai fatto piangere quanto un pettirosso ferito. Così nel corso del tempo il patrimonio ittico è andato incontro a perdite e degrado e solo da poco si cerca concretamente di fare marcia indietro. Si è infatti compreso l'insostituibile ruolo ecologico dei pesci e il loro valore di "spie" della qualità delle acque. Da tempi remotissimi i pesci vivono in perfetto equilibrio nelle acque del nostro territorio; i loro problemi derivano quindi unicamente dalle azioni dell'uomo. Sono queste che devono essere cambiate se si vuole tutelare il patrimonio ittico.

 

I SENSI: FINESTRE SUL MONDO

VISTA L'occhio del pesce, rispetto al nostro, ha una struttura molto diversa, con un differente sistema di messa a fuoco delle immagini. I pesci, soprattutto quelli diurni e di acque limpide, vedono anche a parecchi metri di distanza, percepiscono particolarmente bene i movimenti e distinguono facilmente i colori. Varie specie sono in grado di vedere anche in condizioni di luminosità molto scarsa. Grazie alla posizione laterale degli occhi, che peraltro non hanno la palpebra (c'è un'eccezione: l'Agone) e non possono venire chiusi, il campo visivo è vastissimo. I campi visivi dei due occhi si sovrappongono davanti al pesce, che frontalmente gode di una buona visione binoculare idonea a valutare con precisione le distanze degli oggetti.

UDITO I pesci possiedono solo la parte interna dell'orecchio (orecchio interno) e i suoni diffusi nell'acqua giungono a questo non tramite un condotto, bensì sotto forma di vibrazioni che si propagano nella testa e nel corpo. In alcune specie, come la Carpa, il suono viene amplificato dalla vescica gassosa, che, funzionando da cassa acustica, lo trasmette all'orecchio.

OLFATTO e GUSTO I pesci hanno una sensibilità sbalorditiva nel percepire con l'olfatto le sostanze disciolte nell'acqua e sono in grado di avvertire la presenza di particelle odorose in quantità estremamente basse. Questa capacità è importantissima: permette loro di accorgersi della presenza di sostanze nocive, di riconoscersi tra i sessi, di identificare tratti di corso d'acqua, di cercare cibo anche al buio (in qualche specie, come l'Anguilla), ecc.

Gli odori sono percepiti soprattutto tramite le narici, che conducono a piccole cavità olfattive.
Le papille gustative, situate nella bocca e sul bordo esterno, permettono al pesce di riconoscere perfettamente i sapori; altre cellule del gusto si trovano sparse lungo il corpo. Nei pesci di fondo i recettori gustativi si concentrano sui barbigli, organi simili a "baffi", molto sensibili che vengono usati come sonde.

LA LINEA LATERALE Tra gli organi sensoriali dei pesci la linea laterale è di massima importanza per la ricezione degli stimoli pressori e vibratori. Essa è composta da una serie di terminazioni nervose che, collegate attraverso fibre specifiche al cervello, sono disposte in piccoli tubuli distribuiti longitudinalmente lungo la linea mediana del corpo, dall'opercolo alla coda.

Nei pesci dotati di scaglie queste risultano perforate in corrispondenza dello sbocco dei canalicoli. L'arrivo di onde pressorie o di vibrazioni prodotte, per esempio, dal sopraggiungere di un predatore o di una preda, provoca l'insorgere di stimoli nervosi che, percorrendo le fibre nervose fino al cervello, integrano le informazioni sensoriali prodotte dagli altri organi di senso.

IL TATTO Su gran parte della superficie del pesce sono presenti in gran numero le papille sensitive, minuscole formazioni che sono in grado di percepire le variazioni pressorie e hanno quindi una funzione tattile. Altri tipi di recettori tattili sono localizzati sulla testa e in particolare sui barbigli.

 

IBERNAZIONE

L'ibernazione è una reazione fisiologica stagionale all'abbassamento della temperatura delle acque e si manifesta in alcune specie d'acqua dolce. Consiste essenzialmente nella progressiva riduzione del metabolismo complessivo dell'organismo e dell'attività vitale. Carpe e Tinche, per esempio, al sopraggiungere dei primi rigori invernali tendono a muoversi sempre meno, infossandosi successivamente nei fondali fangosi e rimanendo immobili fino al disgelo. I Barbi, nella stagione fredda, vanno incontro ad analoghe riduzioni dell'attività biologica ammassandosi in branchi numerosissimi negli anfratti del fondo dei corsi d'acqua e uscendo solo quando le prime piene fanno aumentare la portata e la temperatura dell'acqua.

 

IBRIDAZIONE

L'Ibridazione è un processo genetico di mescolamento tra le caratteristiche di due diverse entità sistematiche e deriva da pratiche riproduttive di incrocio tra individui appartenenti a differenti specie (i. interspecifica) o sottospecie (i. intraspecifica). Sebbene tale fenomeno sia spesso ostacolato in natura da barriere genetiche che impediscono la fecondazione o lo sviluppo delle uova, esso si verifica con una notevole frequenza in alcuni gruppi di pesci (ad es. i Ciprinidi). Tipiche ibridazioni spontanee avvengono tra la Scardola e il Carassio (interspecifica) e tra la Trota fario e la Trota marmorata (intraspecifica). Gli ibridi nati dagli incroci interspecifici sono quasi sempre infecondi e mostrano un alto tasso di mortalità già nei primissimi momenti di vita.

 

IL CANNIBALISMO

In alcuni pesci predatori d'acqua dolce il cannibalismo, cioè la predazione nei confronti di individui della stessa specie, è stato osservato sia in cattività che in natura. Si verifica in tutte quelle situazioni in cui il numero di individui presenti supera la capacità portante dell'ambiente a causa della limitatezza delle risorse disponibili, siano esse alimentari o spaziali. Tramite il cannibalismo, dunque, si attua una sorta di autocontrollo demografico sull'intera popolazione di predatori il cui numero in definitiva, si adegua alla quantità di risorse presenti nell'ambiente. Questo meccanismo etologico impedisce la pratica dell'allevamento intensivo di alcune specie ittiche, in particolare del Luccio, proprio a causa dell'intensificarsi del fenomeno in condizioni di sovrappopolamento artificiale.

 

IL DIMORFISMO SESSUALE

Il dimorfismo sessuale, cioè la condizione per cui tra maschi e femmine della specie si osservano differenze di forma e di livrea, è ben evidente nella maggioranza dei pesci d'acqua dolce e si manifesta spesso in modo spettacolare nelle fasi riproduttive. Differenze di forma temporanee molto evidenti compaiono in molti Salmonidi prima e durante la frega; in altri pesci come lo Scazzone, la Tinca e il Cobite comune si osservano differenze morfologiche stabili relative soprattutto alla forma e alle dimensioni delle pinne, colorazioni diverse e spesso molto vivaci appaiono nella livrea dei Salmonidi, della Sanguinerola e dello Spinarello prima della riproduzione, i tubercoli nuziali sono visibili sul capo e sul dorso dei maschi in molti Ciprinidi; differenze di grandezza e di peso, infine, sono evidenti in molti pesci tra cui il Luccio. Anche nelle specie apparentemente prive di dimorfismo, tuttavia, i due sessi si distinguono grazie a caratteristiche ormonali e comportamentali.

 

IL MUCO PROTETTIVO

La cute rappresenta per i pesci un mezzo di contatto diretto con l'ambiente idrico che, anche a causa delle proprietà di "solvente universale" dell'acqua, è veicolo di numerosi agenti patogeni di natura chimico-fisica e biologica. Uno degli elementi più importanti che li difende da tali pericoli è la pellicola cutanea che viene prodotta sotto forma di una proteina, la mucina, da cellule specializzate del tessuto dermico e che si trasforma in muco al contatto con l'acqua. Le specie di fondo, essendo più esposte agli agenti patogeni, possiedono generalmente uno strato di muco di spessore maggiore rispetto alle altre. Maneggiando pesci che poi saranno messi in libertà è molto importante bagnarsi preventivamente le mani evitando in tal modo di asportare il muco protettivo.

 

IL RUOLO DEI PESCATORI

Se si pensa che in Trentino ci sono circa 25.000 pescatori è facile capire l'importanza di questa categoria nella gestione delle acque e dell'ittiofauna. Il loro orientamento può essere determinante, nel bene e nel male. Il pescatore corretto rispetta le regole e conosce la tecnica per rilasciare i pesci senza danno, maneggiandoli in acqua e slamandoli con delicatezza (solo quando l'amo non è in profondità, altrimenti preferisce tagliare la bava).
Tutto questo però non basta e ai pescatori è oggi richiesto un impegno sempre maggiore. I pescatori moderni devono avere a cuore prima di tutto lo stato delle acque e dei loro abitanti, impegnandosi in prima persona contro l'inquinamento, le captazioni eccessive, le cementificazioni e ogni altra forma di alterazione dell'habitat. Un salto culturale importante va fatto anche nel capire il significato delle regole indicate dalla Carta ittica e dalle stesse Associazioni nei regolamenti interni.
Infatti, capire e condividere i limiti imposti ai prelievi e ai ripopolamenti è fondamentale per ottenere un vero equilibrio tra ittiofauna e ambiente e per consentire il rinnovamento delle popolazioni, assicurando così un futuro alla pesca, le Associazioni hanno un ruolo chiave: possono orientare i soci con regolamenti interni lungimiranti e incidere sul territorio con efficaci iniziative di tutela, ripopolamento e miglioramento degli ambienti acquatici.

 

IL SISTEMA RESPIRATORIO

L'apparato branchiale dei pesci è analogo, ma non omologo, all'apparato polmonare dei Mammiferi. Ciò significa che svolge la stessa funzione (scambiare i gas respiratori con l'ambiente), ma non deriva dalle stesse pari embrionali. Per il resto l'epitelio respiratorio delle lamelle che compongono le branchie è molto simile a quello polmonare. Il sangue scorre al suo interno attraverso capillari derivati dalle arterie branchiali che a loro volta si diramano dall'aorta ventrale. Nella grande maggioranza dei pesci il flusso d'acqua dal quale viene estratto l'ossigeno e nel quale viene liberata l'anidride carbonica entra dalla bocca per uscire dalle aperture opercolari. Il sangue, invece, scorre nelle arterie branchiali in senso opposto rendendo ottimali gli scambi gassosi.

 

IMMISSIONE DI PESCI NON AUTOCTONI

Fino a non molto tempo fa specie usate per la pesca venivano rilasciate a piacimento nei fiumi e nei laghi. Alcune sono riuscite ad adattarsi e oggi fanno ormai parte della nostra ittiofauna, ma questo non è avvenuto in modo indolore. Il preziosissimo Salmerino alpino, ad esempio, si è estinto da vari laghetti alpini per la concorrenza delle trote introdotte, e la lista di casi simili non è breve. Ogni specie introdotta "sposta" gli equilibri preesistenti, danneggiando qualcuno dei pesci autoctoni. Le immissioni a volte sono involontarie ma non per questo meno dannose. La liberazione di pesci rossi e pesci esca ha prodotto effetti devastanti sulla nostra ittiofauna; si pensi al Siluro, specie esotica che ha ormai infestato l'intero bacino padano e di recente è stata rinvenuta anche in Trentino.
Un aspetto subdolo e pericoloso delle immissioni è l'inquinamento genetico. Infatti, rilasciando pesci di ceppi non locali si corre sempre il rischio di dar vita a fenomeni di ibridazioni con le razze e varietà autoctone.
È un processo difficilmente rimediabile, che ha interessato anche le nostre popolazioni di Temolo. L'immissione è oggi strettamente regolamentata e controllata e il problema dell'inquinamento genetico non è certo sottovalutato come un tempo. Non bisogna però abbassare la guardia perché gli errori e le disattenzioni possono costare cari.

 

INQUINAMENTO ORGANICO E CHIMICO

Qualcuno pensa ancora che laghi e corsi d'acqua possano venire usati come "pattumiere" per sbarazzarsi di sostanze organiche, come quelle delle fognature e i liquami, o di sostanze chimiche di vario tipo provenienti dalle case (ad es. detersivi) o dagli insediamenti produttivi (solventi, oli, metalli, ecc.).
Questo è ovviamente vietato, ma è difficile controllare ovunque. Inoltre le sostanze inquinanti possono seguire vie oscure o, più subdolamente, provenire un po’ dappertutto, come nel caso dei concimi agricoli dilavati dal terreno. Molte sostanze chimiche uccidono rapidamente i pesci o li indeboliscono, esponendoli alle malattie; altre compromettono la sopravvivenza del plancton e del benthos, fatto altrettanto grave. L'inquinamento organico concima l'acqua generando un'abnorme sviluppo delle alghe (eutrofizzazione); con la loro morte e decomposizione l'acqua diventa asfittica e la carenza di ossigeno fa strage dei pesci presenti.
Sui rimedi di questo problema non c'è molto da dire, ma è chiara la necessità di controllare sempre più gli scarichi in acqua e limitare per questo l'uso di fertilizzanti nelle campagne.

 

ITTIOFAUNA DEL TRENTINO

Le acque del Trentino ospitano una quarantina di specie ittiche. La maggior parte sono autoctone, cioè originarie del nostro territorio, ma alcune provengono da altre aree geografiche e sono state introdotte (specie esotiche o alloctone).
Le specie autoctone sono ovviamente le più importanti dal punto di vista ecologico perché la loro presenza è il risultato di un perfetto adattamento all'ambiente. In quest'ambito il maggior valore naturalistico è posseduto senza dubbio dai pesci endemici, cioè quelle specie, sottospecie, semispecie o razze che sono presenti solo in un settore geografico molto ristretto. In Trentino vivono parecchi pesci endemici; la loro esigua diffusione geografica li espone sempre al rischio di estinzione e per questo è necessario riservare loro una particolare attenzione.
Tra le specie alloctone, alcune fanno ormai parte integrante dell'ittiofauna del Trentino e si sono naturalizzate nell'ecosistema. Basti pensare alla Carpa (presumibilmente introdotta in epoca romana) e al Lavarello, inseriti armoniosamente nell'ecosistema, oppure al Carassio dorato, al Persico sole e al Persico trota, la cui immissione è stata causa di sensibili alterazioni. Anche la Pseudorasbora, pur essendo un'acquisizione recente, sembra essere insediata sensibilmente. Altre specie invece non si sono ben adattate, riescono a riprodursi solo in particolari condizioni e sono quindi poco diffuse o localizzate: è il caso della Trota iridea, del Salmerino di fonte e del Pesce gatto. Per alcune specie vi sono poche osservazioni non più confermate, ad esempio il Siluro (Lago di Garda e Adige), il Luccioperca Stizosteidon lucioperca (Lago di Garda) e la Blicca byoerkna (Lago di Ledro). La presenza di alcune specie alloctone è dovuta ad immissioni volontarie per la pesca, altre derivano invece da esemplari usati nei laghetti da pesca come esche vive oppure come prede; la liberazione di soggetti a uso ornamentale è all'origine di popolazioni di Carassio dorato.

 

L'ETEROTERMIA

L'eterotermia è la condizione fisiologica di quegli organismi che non sono in grado di regolare metabolicamente la propria temperatura corporea e subiscono passivamente le variazioni termiche dell'ambiente. Tutti i pesci rientrano tipicamente in questa categoria di animali, detti anche "a sangue freddo"., poiché le uniche variazioni di temperatura che possono produrre nel proprio organismo derivano esclusivamente dal calore muscolare prodotto durante il nuoto. Quando le acque assumono temperature diverse da quelle ottimali per la loro attività biologica, i pesci spesso reagiscono spostandosi in zone dove le condizioni termiche risultano più favorevoli oppure entrano in fase di riduzione temporanea o stagionale dell'attività metabolica (ibernazione ed estivazione).

 

LA CARTA ITTICA

La Legge sulla pesca e il suo regolamento di attuazione forniscono le linee guida per quest'attività, rimarcando la necessità di una gestione naturalistica delle acque. Le prescrizioni operative o gestionali sono invece date dalla Carta ittica, un documento che ha valore di Legge provinciale. La Carta ittica ha un'importanza fondamentale perché si propone di migliorare lo stato delle popolazioni di pesci e di tutelare e incrementare la produzione ittica naturale. La Carta ittica si basa su una quantità enorme di informazioni e di dati scientifici, raccolti su tutto il territorio e riferenti alle caratteristiche delle acque e della loro fauna. La rigorosità del metodo adottato permette di definire in modo oggettivo i criteri di gestione corretti, dalle modalità di ripopolamento agli interventi di miglioramento ambientale.

 

LA COMPETIZIONE ALIMENTARE

Quando gli individui di una stessa specie o di specie diverse si trovano a dover usufruire di una risorsa alimentare limitata si dice che entrano in competizione alimentare. Se la competizione è intraspecifica, cioè interessa individui della stessa specie, essa ha l'effetto di regolare costantemente la consistenza numerica della popolazione o per la morte degli individui in eccesso o per la loro emigrazione. La competizione interspecifica, invece, ha l'effetto di diversificare le diete tra le specie in modo tale da portarle allo sfruttamento di risorse diverse. La constatazione che, secondo un'importante legge naturale, nello stesso ecosistema non possono convivere due specie che occupano la stessa nicchia ecologica, rappresenta l'espressione più generale del fenomeno della competizione alimentare interspecifica.

 

LA DENTATURA DEI PREDATORI

I pesci a dieta esclusivamente o prevalentemente carnivora hanno la bocca fornita di denti conici in misura e disposizione variabili. La loro funzione è quella di afferrare e trattenere le prede riducendo drasticamente le loro possibilità di fuga. Perciò i denti hanno sempre una forma ricurva e sono rivolti verso l'interno del cavo orale. In alcune specie come Persico trota, Pesce gatto e Anguilla sono molto numerosi, di piccole dimensioni e distribuiti sulle mascelle e su altre ossa buccali. Nel Luccio e nelle Trote, invece, sono di dimensioni molto maggiori e si trovano sulle ossa mascellari e palatine, sul vomere e sulla lingua. In tutti i pesci, che perciò vengono riuniti tra gli animali poliodonti, la dentatura si rigenera più volte e ciclicamente tanto che sotto i denti già sviluppati e funzionali si trovano gli abbozzi di quelli che li sostituiranno.

 

LA FORMA DEL CORPO DEI PESCI

Il corpo dei pesci pur essendo prevalentemente fusiforme, può avere forma molto varia, ma sempre correlata con la biologia e il tipo di mobilità del pesce. Di fatto, secondo le leggi dell'idrodinamica, la morfologia più adatta a ridurre l'attrito viscoso dell'acqua è quella a fuso in cui l'altezza assume valori prossimi a 1/5 della lunghezza. La forma corporea molto affusolata come quella del Luccio si concilia con l'agilità e lo scatto, mentre le forme più tozze e massicce (come quelle della Carpa) permettono una notevole resistenza e durata, ma velocità di punta piuttosto modesta. Forme limite come quella serpentiforme dell'Anguilla o quella schiacciata dello Scazzone sono indice di una forte specializzazione verso attitudini migratorie nel primo caso e bentoniche nel secondo.

 

LA LINEA LATERALE

Tra gli organi sensoriali dei pesci la linea laterale è di massima importanza per la ricezione degli stimoli pressori e vibratori. Essa è composta da una serie di terminazioni nervose che, collegate attraverso fibre specifiche al cervello, sono disposte in piccoli tubuli distribuiti longitudinalmente lungo la linea mediana del corpo, dall'opercolo alla coda.
Nei pesci dotati di scaglie queste risultano perforate in corrispondenza dello sbocco dei canalicoli. L'arrivo di onde pressorie o di vibrazioni prodotte, per esempio, dal sopraggiungere di un predatore o di una preda, provoca l'insorgere di stimoli nervosi che, percorrendo le fibre nervose fino al cervello, integrano le informazioni sensoriali prodotte dagli altri organi di senso.

 

LA MORFOLOGIA DELLA BOCCA

Dalla forma della bocca dei pesci si possono dedurre le caratteristiche del loro regime e del loro comportamento alimentare. Schematicamente i pesci che si alimentano in superficie (ad es. l'Alborella) hanno una bocca supera o dorsale, cioè rivolta all'insù, quelli che catturano le prede a mezz'acqua (ad es. il Persico e la Trota) ce l'hanno terminale, mentre quelli che si nutrono grufolando sul fondo (ad es. Barbi e Savette) hanno la bocca infera o ventrale. Inoltre ad un'alimentazione planctofaga corrisponde una cavità orale piccola e priva di denti, a quella erbivora una bocca di medie dimensioni con labbra carnose, a quella carnivora un'ampia apertura buccale armata di denti per trattenere la preda. In molti Ciprinidi di fondo (ad es. la Carpa) le labbra sono protrattili e dotate di papille gustative e tattili.

 

LA MORFOLOGIA DELLA CODA

La pinna caudale nei pesci ha una forma strettamente connessa sia con la collocazione sistematica che con le esigenze di mobilità delle diverse specie. Nei pesci più primitivi, come gli Storioni, sono ancora evidenti le vertebre caudali che costituiscono una sorta di prolungamento della colonna vertebrale nel lobo superiore della pinna determinandone la forma eterocerca. Nei pesci più evoluti, invece, le vertebre caudali sono fuse tra loro e formano l'urostilo che si trova nel peduncolo caudale: la coda ha allora una coda omocerca, con i due lobi uguali. Una terza forma presente in alcuni pesci dulciacquicoli come Blennidi e Cottidi è costituita da un unico lobo (gefirocerca). Le doti di agilità, potenza e velocità nel nuoto dipendono dalla forma e dall'ampiezza della coda oltre che dalla silhouette del corpo.

 

LA MUSCOLATURA

I muscoli del tronco, i più importanti per il nuoto, sono quelli più sviluppati. Hanno una disposizione simmetrica ai lati della colonna vertebrale e su ogni lato formano quattro fasce allungate separate da sottili membrane.

 

LA PESCA

La pesca può essere un'attività alquanto distruttiva se i pescatori pensano sola a riempire il cestello, senza preoccuparsi di che cosa pescano e di ciò che resta. Ma se viene svolta secondo buone regole, il prelievo diventa sostenibile, cioè può aver luogo senza impoverire le popolazioni ittiche.

 

LA RESPIRAZIONE

Noi ci stupiamo della capacità dei pesci di respirare sott'acqua, ma in realtà il loro modo di respirare è più semplice e pratico del nostro; anzi la nostra respirazione è solo una versione "adattata e complicata" della loro. I pesci, grazie alle branchie, assorbono l'ossigeno direttamente dall'acqua, mentre gli animali terrestri lo prelevano dall'aria; per entrare nei polmoni però l'ossigeno deve necessariamente venire sciolto nel velo di liquido che li ricopre, il quale, in pratica, funziona come l'acqua che circonda un pesce.
Di regola i nostri pesci hanno quattro paia di branchie situate ai lati della testa nelle camere branchiali, coperte dagli opercoli. Le branchie sono formate da sottili lamelle ricchissime di vasi sanguigni, sostenute da archi branchiali composti da cartilagine. Per respirare il pesce aspira l'acqua attraverso la bocca, il sollevamento dell'opercolo crea poi un risucchio che la fa uscire "a forza" dalla fessura branchiale. Durante questo percorso l'acqua scorre sulle lamelle branchiali, che ne assorbono parte dell'ossigeno "scaricandovi" l'anidride carbonica prodotta dal lavoro delle cellule. L'ossigeno, attraverso i vasi sanguigni, raggiunge poi tutte le parti del corpo. Per proteggere le lamelle branchiali da corpi estranei aspirati con l'acqua, gli archi branchiali portano una frangia di branchiospine a mo' di setaccio. Queste vengono usate da vari pesci che si cibano di plancton per trattenere le particelle di cibo. Le branchie sono necessariamente più efficienti dei polmoni, dal momento che la quantità di ossigeno presente nell'acqua è di gran lunga inferiore a quella che c'è nell'aria. Le acque fredde e con rapida corrente contengono quantità di ossigeno molto superiori rispetto a quelle di laghi e stagni e queste differenze condizionano fortemente l'uso di ambienti acquatici da parte delle varie specie. Ad esempio i Salmonidi, lo Scazzone e lo Spinarello possono vivere solo in acque ben ossigenate, mentre la Carpa, la Tinca e il Carassio possono sopportare anche basse concentrazioni di ossigeno

 

LA RIPRODUZIONE

I pesci delle acque dolci italiane sono tutti a fecondazione esterna ad esclusione della Gambusia (Gambusia affinis), i cui maschi sono dotati di gonopodio. Ciò significa che in tutte le altre specie nel periodo riproduttivo le femmine sessualmente mature producono uova che, appena immesse nell'ambiente acquatico, vengono fecondate da uno o più maschi. La riproduzione ha una cadenza periodica e sopravviene in una determinata fase stagionale. Generalmente è preceduta da comportamenti rituali finalizzati alla scelta del sito riproduttivo e all'aggregazione dei partners che possono essere molto numerosi (ad es. nei Ciprinidi) o semplicemente due (come nelle Trote). In diverse specie viene preparato un vero e proprio nido tramite la pulizia di un'area idonea (l'area di frega) mentre in altri casi le uova, raggruppate in ammassi gelatinosi o dotate di apparati adesivi, vengono deposte sulla vegetazione o sugli ostacoli sommersi.

 

LA RIPRODUZIONE ARTIFICIALE

Sia per scopi di pescicoltura intensiva che per il ripopolamento delle acque pubbliche si pratica frequentemente la riproduzione artificiale da individui d'allevamento selezionati o da riproduttori naturali. Il metodo più utilizzato in troticoltura è la fecondazione a secco che si svolge nel modo seguente: da una femmina sessualmente matura e pronta per la frega vengono "spremute" entro un catino, tramite una semplice pressione sul ventre, le uova. Quindi da un maschio si spreme lo sperma sopra le uova e si mescola il tutto con l'ausilio di una penna d'oca. Infine le uova fecondate vanno risciacquate in acqua abbondante e adagiate su appositi telaini. È importante, nella fase di sviluppo degli embrioni, praticare frequentemente la monda delle uova degenerate e la disinfezione dell'ambiente contro i possibili agenti patogeni.

 

LA VESCICA GASSOSA

Parecchi milioni di anni prima dell'invenzione del sommergibile, molti pesci disponevano già di un efficacissimo sistema per spostarsi in verticale e senza sforzo in acqua: la vescica gassosa, chiamata anche vescica natatoria. Si tratta di una sacca collocata nella parte alta del ventre, con forma e struttura assai variabili a seconda delle specie. La vescica, che è piena di gas (ossigeno, azoto e anidride carbonica), può venire gonfiata o parzialmente sgonfiata dal pesce a seconda delle necessità.
Quando si gonfia, il peso specifico (rapporto tra peso e volume) dell'animale diminuisce e il pesce viene sospinto verso l'alto dalla spinta idrostatica; quando la vescica si sgonfia avviene invece il contrario. L'aumento o la riduzione del volume della vescica sono determinati rispettivamente dalla secrezione o dal riassorbimento di gas ad opera di speciali agglomerati di vasi capillari. La vescica gassosa oltre alla funzione idrostatica ne ha altre, tra cui quella di percepire e produrre suoni.

 

LA VISTA NEI PESCI

Nei pesci la vista assume un significato molto diversificato in funzione della biologia della specie, tanto che certi Pesce gatto cavernicoli africani sono del tutto privi di organi visivi.
In generale tuttavia la funzione visiva ha grande importanza nell'alimentazione e in tutte le attività che fanno parte della "vita di relazione". L'occhio dei pesci è fatto in modo tale che la messa a fuoco avviene grazie allo spostamento in avanti e in dietro del cristallino, che ha sempre forma sferica. La struttura degli occhi determina un cono visivo prossimo ai 150° che, a causa dei differenti indici di rifrazione dell'acqua, si ampia ulteriormente per gli oggetti situati al di fuori dell'ambiente idrico. Nelle specie di fondo gli occhi, normalmente posti ai lati del capo, hanno spesso una posizione dorsale che favorisce la visuale sull'ambiente soprastante.

 

LA VITA DEI PESCI

DA SOLI O TUTTI ASSIEME Di norma i pesci predatori vivono solitari e non vedono di buon occhio la vicinanza di altri esemplari della stessa specie. Frequentemente ogni esemplare ha un proprio territorio, cioè una porzione di fondale, di riva o di corso d'acqua che costituisce il suo spazio vitale. Il territorio garantisce cibo e riparo sufficienti per sopravvivere e viene difeso con forza dall'ingresso di altri pesci concorrenti. L'istinto territoriale, per forze di cose, si attenua nel periodo della riproduzione, quando i contatti tra gli animali diventa indispensabile. Molte specie vivono invece in gruppi più o meno numerosi: sono soprattutto i pesci che si cibano di plancton e vivono nei laghi, negli stagni e nei grossi fiumi. Vivere in branco offre concreti vantaggi: ad esempio si moltiplicano le possibilità di individuare un predatore e comunque, male che vada, in mezzo al gruppo le probabilità di essere predati diminuiscono. Inoltre il branco, simula un "superpesce" e può così intimorire i predatori.
STANZIALI O MIGRATORI Molti dei nostri pesci trascorrono la loro vita in uno spazio limitato, tuttalpiù spostandosi qua e là alla ricerca di cibo; altri, invece, come i mangiatori di plancton, compiono continui e ampi spostamenti. Quasi tutte le specie nel periodo della riproduzione si spostano alla ricerca di luoghi idonei alla deposizione delle uova. In qualche caso, tipicamente nelle Trote, la ricerca del sito riproduttivo le costringe a risalire per un buon tratto i corsi d'acqua. Un caso particolare e molto noto è quello dell'Anguilla, che depone nel Mar dei Sargassi, in pieno Oceano Atlantico, ma trascorre tutta la sua vita nelle acque dolci delle zone interne.Le specie che per riprodursi risalgono i fiumi sono dette anadrome; quelle che invece per riprodursi scendono al mare sono dette catadrome.
SESSO E RIPRODUZIONE Il momento della riproduzione ha una particolare importanza nella vita dei pesci, perché da esso dipende la possibilità di assicurarsi una discendenza. Non deve quindi stupire che alla riproduzione siano legati fenomeni complessi e comportamenti spesso assai elaborati. La preparazione a questa fase avviene con la progressiva maturazione delle cellule sessuali, uova nella femmina, spermatozoi nel maschio e con il contemporaneo ingrossamento degli organi che le producono e contengono (rispettivamente ovari e testicoli). Nello stesso tempo compaiono nei maschi anche altri caratteri sessuali, come ad esempio colorazioni particolarmente sgargianti e tubercoli nuziali. La maggior parte delle specie si riproducono in primavera o all'inizio dell'estate, le Trote invece nella stagione fredda. L'ambiente di deposizione delle uova viene scelto accuratamente, talvolta dopo lunghi spostamenti. Le sue caratteristiche variano a seconda della specie: alcune depongono tra la vegetazione acquatica, altre sui fondali ghiaiosi e sassosi e così via. La frega, cioè l'atto riproduttivo, può essere collettiva e coinvolgere migliaia di animali, oppure svolgersi in piccoli gruppi, o ancora tra una sola femmina e un solo maschio. Le uova vengono emesse dalla femmina attraverso il poro genitale e solo dopo sono fecondate dal maschio con il suo sperma, detto anche "latte": la fecondazione è quindi esterna. Il loro numero varia da poche centinaia a milioni, secondo le specie e la taglia delle femmine. Grazie a un rivestimento adesivo le uova di alcuni pesci aderiscono alla ghiaia del fondo o alla vegetazione acquatica; altre invece vengono emesse in nastri. Salvo pochi casi, tipico quello del Persico sole, le uova vengono abbandonate al loro destino, spesso in balia dei predatori. La durata dell'incubazione delle uova è inversamente proporzionale alla temperatura dell'acqua e varia da qualche giorno ad alcune settimane; l'incubazione è particolarmente lunga nei Salmonidi. Alla schiusa il piccolo pesce, che in questa fase viene chiamato avannotto porta sul ventre il sacco vitellino, una sacca che contiene ciò che resta del tuorlo di cui si è nutrito l'embrione. Gli avannotti rimangono inattivi per vari giorni, fino al riassorbimento del sacco vitellino; poi iniziano ad alimentarsi attivamente. La crescita è più rapida nei primi anni, ma prosegue per tutta la vita. La maturità sessuale, a seconda delle specie, viene raggiunta in media in 2-4 anni, prima dal maschio e poi dalla femmina.
SANO COME UN PESCE La vita è dura per i pesci; sempre impegnati a sfamarsi e a evitare i predatori, devono anche fare i conti con numerosi organismi pericolosi trasportati dall'acqua. Virus, batteri, funghi e invertebrati (da quelli unicellulari ai vermi parassiti e alle sanguisughe) possono insediarsi sulla pelle o negli organi vitali, debilitando il pesce e portandolo a volte alla morte. L'esame sterno può rilevare le patologie più vistose, come ad esempio l'infestazione sulla pelle del fungo biancastro Saprolegnia invaderis, oppure altri funghi sulle branchie, o ancora le macchie rosse di origine batterica. In genere i pesci malati sono in natura rapidamente eliminati (soprattutto dagli utilissimi pesci predatori) e quindi poco numerosi; le epidemie si verificano di regola solo quando le alterazioni biologiche dell'ambiente hanno compromesso i sistemi difensivi degli animali.

 

LE SCAGLIE

Le scaglie sono strutture ossee cutanee presenti in molti pesci con funzione protettiva. Hanno forma subcircolare e disposizione embricata in modo che, pur costituendo un'efficace protezione dagli agenti esterni, non riducono la mobilità e l'elasticità del tegumento. A seconda che abbiano il margine posteriore liscio (come nei Ciprinidi) o dentellato (come nel Pesce persico) le scaglie si definiscono cicloidi o ctenoidi. Esse si sviluppano dal derma inserendosi nel complesso cutaneo costituito dall'epidermide e dalle ghiandole dermiche. Qualora un trauma provochi il distacco di una o più scaglie, apposite cellule del tessuto dermico provvedono a rigenerarle in tempi brevi.

 

LE STRATEGIE DI GRUPPO

Tra i pesci d'acqua dolce alcuni vivono solitari per tutta la durata del ciclo biologico, altri si raccolgono in gruppi solo in certe occasioni per scopi riproduttivi o alimentari, altri, infine, vivono tutta la vita aggregati in gruppi più o meno numerosi. Ognuno di questi comportamenti ha una stretta relazione con la biologia e l'ecologia della specie. Ad esempio, un branco di Alborelle, pesci tipicamente gregari, trova nella propria strategia di gruppo notevoli vantaggi per quanto riguarda la difesa dai predatori, lo sfruttamento delle risorse alimentari e la riproduzione. Durante l'attacco di un predatore, infatti, solo gli individui più deboli saranno catturati, mentre una volta trovata una grossa quantità di cibo questa potrà essere sfruttata al massimo da gruppo che, infine, potrà attuare nella fase riproduttiva un notevole scambio genetico grazie al gran numero di individui coinvolti nella frega.

 

L'ETA' DEI PESCI

I pesci, essendo animali "a sangue freddo", d'inverno e nei periodi freddi subiscono un rallentamento della crescita corporea non possedendo i sofisticati sistemi di termoregolazione interna propri degli animali "a sangue caldo". In particolare durante il periodo riproduttivo o nelle fasi di ibernazione lo sviluppo di molti tessuti si riduce drasticamente per riprendere a pieno ritmo soltanto al ristabilirsi delle condizioni favorevoli. Dunque analizzando certe componenti anatomiche dei pesci quali le vertebre, gli otoliti o le scaglie, è possibile osservare gli effetti della crescita stagionale differenziale dei tessuti determinando con precisione l'età degli esemplari studiati.

 

LO PSEUDO NANISMO

Lo pseudo-nanismo è un fenomeno che si manifesta frequentemente in intere popolazioni di pesci allorquando la taglia media degli individui si riduce drasticamente rispetto alla norma. Sebbene le cause specifiche siano tuttora ignote, si può supporre che il fenomeno sia dovuto a particolari situazioni ambientali capaci di influenzare la crescita come la scarsità di risorse trofiche disponibili, le basse temperature dell'acqua, il sovrappopolamento. L'ipotesi è convalidata dall'evidenza che a pseudo-nanismo sono soggette popolazioni di pesci quali il Pesce persico, il Pesce gatto e il Persico sole generate da immissioni artificiali in ambienti diversi da quelli d'origine.

 

LO SCHELETRO

Nei nostri pesci lo scheletro è composto soprattutto da tessuto osseo. Come in tutti gli altri Vertebrati, esso serve sia per sostenere il corpo, sia come punto di aggancio dei muscoli che permettono i movimenti. Le ossa del cranio sono quasi tutte saldate tra loro e formano una "scatola" compatta e robusta. Oltre alla colonna vertebrale e alle costole, sono fatti di osso anche i raggi delle pinne. Inoltre, più o meno numerose a seconda delle specie, libere tra i muscoli sono presenti le lische, dette anche "spine", ossa sottilissime e pungenti.

 

MORFOLOGIA DELLA BOCCA

Dalla forma della bocca dei pesci si possono dedurre le caratteristiche del loro regime e del loro comportamento alimentare. Schematicamente i pesci che si alimentano in superficie (ad es. l'Alborella) hanno una bocca supera o dorsale, cioè rivolta all'insù, quelli che catturano le prede a mezz'acqua (ad es. il Persico e la Trota) ce l'hanno terminale, mentre quelli che si nutrono grufolando sul fondo (ad es. Barbi e Savette) hanno la bocca infera o ventrale. Inoltre ad un'alimentazione planctofaga corrisponde una cavità orale piccola e priva di denti, a quella erbivora una bocca di medie dimensioni con labbra carnose, a quella carnivora un'ampia apertura buccale armata di denti per trattenere la preda. In molti Ciprinidi di fondo (ad es. la Carpa) le labbra sono protrattili e dotate di papille gustative e tattili.

 

ORGANIZZAZIONE

In Trentino la pesca è regolamentata da una legge provinciale (L.P.12 dicembre 1978, n° 60 e successive modifiche e integrazioni; Regolamento sulla pesca D.P.G.P. 3 dicembre 1979, n° 22-18/Leg. e success. aggiornamenti).
Viene coordinata per legge dal Servizio Faunistico della Provincia ed è gestita sul territorio da oltre 30 associazioni locali di pescatori dilettanti., che sono concessionarie dei diritti di pesca nella loro zona di competenza. Le Associazioni assistono i soci, rilasciano i permessi d'ospite e sorvegliano le acque e la pesca; inoltre effettuano i ripopolamenti ittici, che servono a reintegrare le popolazioni impoverite. Le Associazioni sono autonome, ma devono operare secondo le indicazioni della Legge e del Servizio Faunistico, che forniscono loro il necessario supporto tecnico.

 

PESCI AUTOCTONI E PESCI ALLOCTONI

Quando si parla dei pesci presenti nelle acque di un certo territorio o bacino imbrifero si definiscono autoctoni o indigeni quelli che vi si trovano e vi sono diffusi per cause naturali; si definiscono alloctoni o esotici, invece, quelli introdotti artificialmente dall'uomo. Le specie esotiche, che in Italia sono almeno 15, provocano frequentemente gravi danni all'ittiofauna locale producendo gravi squilibri nell'intero ecosistema interessato. Spesso, inoltre, specie provenienti da altri bacini imbriferi o addirittura altri continenti nel nuovo ambiente non riescono a svolgere regolarmente il proprio ciclo biologico oppure rimangono soggette a forti oscillazioni demografiche evidenziando spesso fenomeni di pseudo-nanismo.

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