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I MOSTRI

Rispetto a quelli terrestri, i dinosauri acquatici, protetti dal loro elemento, avrebbero avuto più occasioni di scampare all'estinzione e all'avvistamento degli studiosi. I mostri lacustri, generalmente, sono creature piuttosto mansuete e i pescatori gli sono ormai affezionati: d'altra parte grazie alla loro comparsa i villaggi costieri sono diventati mete turistiche. 
Il più famoso è senza dubbio Nessie, il mostro del Loch Ness. Divenne celebre nel 1933, quando il londinese George Spicer asserì di aver visto un'enorme creatura uscire dalla boscaglia e tuffarsi nel Loch. Stando alle testimonianze, Nessie potrebbe essere un discendente del macroplata, un plesiosauro del Mesozoico dal collo arcuato e lungo. Gli avvistamenti e le fotografie del mostro di Loch Ness sono comunque innumerevoli. 

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Il mostro di LOCH NESS

Gli scozzesi hanno dato al mostro di Loch Ness questo affettuoso soprannome attribuendogli senza motivo un sesso femminile. 
La credenza nell'esistenza di questo misterioso animale è talmente radicata che lo zoologo Peter Scott pensò di dargli un nome scientifico: Nessiteras rhombopterix. Le descrizioni delle persone che giurano di averlo visto (oltre 4.000) sono talvolta curiosamente dettagliate e concordanti. Nessie dovrebbe essere di colore bruno o grigio, avrebbe un lunghissimo collo che termina in una testa piccola, sormontata da due protuberanze simili a quelle delle giraffe. Il corpo è massiccio e caudato, le pinne hanno forma romboidale (la parola rhombopterix indica infatti questa caratteristica). Ricorda gli antichissimi plesiosauri del Mesozoico, estinti da milioni di anni. 

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Pesca una trota gigante, ma è solo una bugia

La confessione è avvenuta dopo 8 anni vissuti nel rimorso 
LONDRA, 5 ago - Quel pesciolone da Guinness non lo aveva pescato, ma lo aveva raccolto già morto. Con l'inganno aveva conquistato un record di pesca, ma il rimorso per la bugia raccontata era così insopportabile che dopo 8 anni ha deciso di confessare di non essere per niente un pescatore provetto. Protagonista della vicenda l'inglese Clive White che nel 1995 pescò, si fa per dire, una trota di 16,47 chili. Secondo quanto confessato dall'uomo, il pesce non abboccò al suo amo, ma fu raccolto da lui e da un suo amico ormai morto mentre galleggiava sulla superficie del fiume dove entrambi stavano pescando. «Mi ha distrutto, ha distrutto il mio matrimonio, tutto quel che avevo voluto, mi sentivo così colpevole; non passava settimana senza che ripensassi alla vicenda; ma adesso che la verità è venuta a galla sto molto meglio». (News2000)

notizia del 5/8/2003

 

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OGOPOGO il mostro del lago di OKANAGAN

Nel 1992, durante un Convegno di Ricercatori, alcuni zoologi hanno documentato l'esistenza di un grosso vertebrato, lungo circa 13 metri, che vive nel lago canadese Okanagan. Potrebbe trattarsi di un rettile o di un mammifero, o anche di un animale che possiede le caratteristiche di entrambi i gruppi. Stiamo parlando di Ogopogo, oggetto di centinaia di avvistamenti. 

Gli indiani della zona tramandano la leggenda di grandi serpenti lacustri ghiotti di pesce e recentemente una troupe TV giapponese ha potuto riprendere immagini che fanno pensare ad un gruppo di enormi animali che pascolano sui fondali del lago. Forse sono i discendenti di balene carnivore primitive, i Basilosauri, che si avventurarono nei fiumi canadesi a caccia di salmoni e finirono per stabilirsi nell'accogliente Okanagan. 

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Testo della canzone SAMPEI

Sampei, Sampei 
pescatore, grandi orecchie a sventola 
sorriso di sole Sampei 
ma che sara' 
pescecane, spada, che sara' 
e' questione di momenti, abbocchera' 
amica tua 
una canna fatta di magia 
e quell'amo con la calamita 
impossibile cambiare strada 
oh Sampei 
giramondo come i marinai 
quanti mari vedrai 

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Prenderà qualche cosa ?

Il nostro amico non è molto lucido!

pescatore div

 

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Acque correnti

A mantenere vivi i nostri corsi d'acqua, cioè a rifornirli continuamente, provvede sia l'acqua piovana che cade nel loro bacino imbrifero, che è appunto il territorio da cui ricevono le acque, sia quella che proviene dallo scioglimento delle nevi e dei ghiacciai. Nei periodi piovosi, cioè nella tarda primavera e in autunno, i corsi vengono alimentati più intensamente; ancora più importante però è l'apporto idrico che deriva dallo scioglimento della neve e del ghiaccio in montagna che inizia nella tarda primavera e prosegue per tutta l'estate. Per questo motivo i corsi d'acqua in Trentino hanno un periodo di magra in inverno e uno di morbida in tutto il resto dell'anno, con un picco di massima portata a cavallo tra primavera ed estate. 

Seguendo l'avventuroso percorso dell'acqua da un ridente e cristallino ruscello d'alta quota fino al limaccioso e placido fiume del piano, è facile osservare il continuo cambiamento dell'ambiente acquatico. Questa trasformazione è di solito graduale, ma per praticità si può suddividere il corso in ambienti successivi, o zone, secondo il criterio della zonazione longitudinale. Così dopo i ruscelli d'alta quota, nati dalla fusione delle nevi, troviamo i rivi dei ripidi versanti montuosi, quindi i torrenti montani di mezza montagna, poi i torrenti di fondovalle di grandi valli e infine i fiumi pedemontani che scorrono negli ampi e pianeggianti fondovalle delle vallate maggiori. 

Vivere nelle acque correnti di alta montagna, fredde, turbolente e povere di cibo, non è certo alla portata di tutti. Ci riescono solo poche specie di Salmonidi. Più in basso le condizioni ambientali diventano adatte anche ad altri pesci e proseguendo ancora si nota un progressivo aumento del numero di specie, dovuto soprattutto alla diversificazione dell'habitat, alla maggior portata, all'aumento della temperatura e del cibo disponibile. Così in un tratto di fiume sufficientemente integro possono tranquillamente convivere anche più di una decina di specie. 
Dalla semplice lista dei pesci presenti un esperto può farsi un'idea assai precisa delle caratteristiche del corso d'acqua da cui provengono, poiché ciascuna specie ha le sue preferenze. La cosa funziona ancora meglio se si conosce il grado di abbondanza di ogni specie. Questo concetto è stato usato per suddividere i corsi d'acqua in zone ittiche, basate appunto sulla comunità di pesci che in essi vivono. Così, ad esempio, se si parla di zona superiore della trota fario s'intende senza possibilità di equivoco un certo tipo di ambiente, che comprende i ruscelli di media e alta montagna. 
Ogni zona ha delle specie tipiche, che di regola ci sono sempre, e delle specie secondarie, non sempre presenti. 

 

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La catena alimentare nei corsi d'acqua

Si può paragonare un corso d'acqua a un corpo vivente, nel quale la vita è data dal continuo fluire di energia che viene attinta dal mondo circostante. 
Infatti, le innumerevoli forme animali, grandi e piccole, che popolano questo ambiente non avrebbero alcuna possibilità di esistere se il corso d'acqua non ricevesse dall'esterno, e quindi dall'ambiente terrestre, una grande quantità di materia organica. Di cosa si tratta? Principalmente di fogli morte e altri frammenti di piante che arrivano al corso portate dai rivi, ma anche di particelle di origine animale (spoglie di animali, deiezioni, ecc.). Tutto questo materiale rappresenta il cibo per un autentico esercito di piccoli invertebrati che vivono tra i sassi del fondo, specializzati nell'afferrare, tagliare, sminuzzare e infine ingerire le particelle trasportate dall'acqua. Maestri nell'arte del riciclaggio, questi animaletti ripuliscono incessantemente l'acqua dai detriti organici e sono quindi, assieme ai batteri decompositori, i protagonisti dell'autodepurazione biologica dei fiumi e dei torrenti. Grazie ai macroinvertebrati bentonici, in prevalenza larve acquatiche di insetti, la materia morta si trasforma quindi in sostanza viva. Girando le pietre di un torrente si resta strabiliati dalla varietà di questi animali e dalla loro abbondanza, quindi non stupisce affatto che essi rappresentino la base alimentare per la rimanente fauna acquatica, in primo luogo per i pesci. Se l'uomo combina guai e fa sparire dal corso d'acqua i macroinvertebrati bentonici, le sostanze organiche non vengono più riciclate e si accumulano, degradandosi poi in elementi minerali che danno origine ad un diffuso inquinamento organico. È utile ricordarselo, anche perché questi animaletti ci danno un aiuto enorme, concorrendo ad eliminare anche quegli inquinanti organici che noi stessi riversiamo in acqua. Nella folta schiera dei macroinvertebrati bentonici (insetti di svariato tipo, molluschi, crostacei, vermi, ecc.), ogni specie ha le sue preferenze e la sua particolare sintonia con determinate condizioni ambientali. Così la comunità di questi animaletti cambia al variare dell'altitudine, della portata, della temperatura, della quantità di sostanze organiche e così via. Siccome essa comprende molte specie sensibili all'inquinamento, i macroinvertebrati bentonici vengono usati come indicatori della qualità delle acque nell'ambito di indagini svolte con il metodo dell'I.B.E. (Indice Biotico Esteso). Prelevando con un retino gli animali del fondo ed esaminando la comunità raccolta è possibile assegnarle un punteggio basato sul grado di varietà e sull'abbondanza di specie più o meno vulnerabili al degrado dll'ambiente. Il punteggio viene infine tradotto in una delle cinque classi di qualità previste dal metodo. 

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Le acque ferme

Con più di 250 laghi e centinaia di raccolte d'acqua minori, il Trentino ha acque ferme…per tutti i gusti. Vasti o minuscoli, profondi o meno, "giovani" o "vecchi", i nostri laghi mostrano una varietà che rende difficile una loro distinzione in categorie. La ripartizione altitudinale è però un buon criterio, perché l'altitudine ha una grande influenza sia sulla temperatura dell'acqua che sulla presenza di sostanze nutrienti e quindi sull'intero sistema ecologico del lago. Così, dall'alto verso il basso, si possono distinguere laghi d'alta quota (quasi tutti in circhi glaciali), laghi di montagna (ad es. Molveno), laghi collinari (ad es. Canzolino) e laghi di fondovalle (ad es. Caldonazzo). Bisogna anche considerare che tutti i laghi vanno incontro a un invecchiamento che li porta con il tempo a trasformarsi in stagni e paludi o torbiere per via dell'accumulo dei sedimenti e dello sviluppo della vegetazione acquatica. I laghi d'alta quota e di montagna, come avviene per le acque correnti, hanno temperature troppo basse e nutrimento troppo scarso per la maggior parte delle specie di pesci. Così solo il Salmerino alpino e la Sanguinerola, e in basso talvolta anche lo Scazzone e il Cobite barbatello, riescono ad abitarli. Nei laghi collinari e ancor più in quelli di fondovalle, le maggiori temperature e l'abbondanza di sali minerali favoriscono lo sviluppo dei piccoli organismi acquatici, delle alghe e delle piante palustri. Ciò moltiplica le possibilità di vita per le diverse specie, che in questi ambienti convivono spesso numerose.

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La catena alimentare nelle acque ferme

I protagonisti assoluti della vita nelle acque ferme sono un complesso di organismi vegetali piccolissimi (soprattutto alghe unicellulari) che vivono fluttuando liberamente nell'acqua e nel loro insieme prendono il nome di fitoplancton. 
Come tutte le piante questi organismi usano l'energia solare per costruirsi il cibo, assorbendo nel contempo sali minerali dall'ambiente esterno: la materia morta viene quindi trasformata in sostanza viva. Il fitoplancton è la base alimentare dello zooplancton, formato da tutti quei minuscoli animali che si lasciano trasportare dalle correnti. Lo zooplancton è a sua volta la componente principale della dieta di molte specie di pesci, i quali sono mangiati dai pesci predatori. 
La catena alimentare degli ambienti acquatici non termina con i pesci poiché questi vengono predati anche da altri animali. La selezione naturale attuata dai predatori è essenziale per il mantenimento dello stato di salute dell'ittiofauna. È facile comprendere che tutta la piramide alimentare si sorregge sul fitoplancton, la cui abbondanza dipende dalla quantità di sali minerali disponibili all'assimilazione. Per questo motivo i laghi poveri di sostanze nutritive (sali minerali e particelle organiche), detti laghi oligotrofici, sono anche poveri di pesci. Al contrario nei laghi naturalmente eutrofici i pesci abbondano; se però le sostanze nutritive superano certe soglie, come nel caso di certe forme di inquinamento organico, tutte le specie sensibili scompaiono. 
A differenza dei corsi d'acqua, nei laghi di bassa quota e negli stagni abbonda la vegetazione sommersa, che può venire "brucata" da qualche specie parzialmente erbivora oppure, sotto forma di residui caduti sul fondo, va ad integrare la dieta dei pesci detritivori.

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